Neja (cantante)
Torino 4.11.2022
Intervista di Gianfranco
Gramola
“Le mie canzoni molto autobiografiche o
comunque biografiche e cerco sempre di dare un senso profondo a quello che
scrivo”
Neja, pseudonimo di Agnese Cacciola (Rivoli,
15 agosto 1972), da sempre manifesta la passione per la musica: inizia a suonare
pianoforte da giovanissima e prosegue cantando jazz e gospel.
Nel 1998 avvia un progetto discografico e scrive con Alex Bagnoli le hits
“Restless” e “Shock”. L'anno successivo vince Un disco per l'estate col
singolo “The game”, diventando ospite a tutte le puntate del Festivalbar e
protagonista di una lunga tournée mondiale. Il 2000 è un anno d’oro per Neja:
la versione remix di “Fairytale” spopola nei circuiti radiofonici europei e
nel periodo estivo s’impone come colonna sonora il singolo “Singin' nanana”
presentato al Festivalbar. Nel 2001, entra nelle CLASSIFICHE TOP DANCE con
“Time flies” e “Back 4 the morning” e si esibisce in una tourné in USA,
da New York, a Boston e attraversando il Texas. La tendenza pop accompagna il
2002: “Looking for something” fa da apripista all’album HOT STUFF e TO THE
MUSIC. Il 2005 è l'anno di “Who's gonna be?” che viene pubblicato in
Italia, Spagna e Europa Orientale in diverse versioni (pop, rock, reggae,
dance). Nel 2007 torna alla dance con il singolo “Catwalk” e uno splendido
debutto in Francia. Neja riscopre le sue radici jazz nel corso del 2008: in
ACOUSTICLUB, reinterpreta in chiave acustica alcuni brani famosi trasformandoli
in pezzi unici. Con 133 SUSHICLUB, attraverso sonorità ricercate, dà vita ad
un album definito da subito una piccola perla per il genere lounge. Nel 2009, il
nuovo singolo dance “Loving you” è scelto per essere la colonna sonora
dello spot di Coconuda, mentre nel 2010 esce “Sorry”. Nel 2011 è la volta
del nuovo album 133 SUSHICLUB Vol.2 la cui anima spazia dal jazz al pop, con
arrangiamenti più elettronici e vede la preziosa collaborazione di Cristian
Montagnani. Nello stesso anno Neja diventa felicemente mamma e vede
ufficialmente riconosciuto il proprio impegno verso il sociale con la nomina di
Ambasciatrice dei Diritti Umani. Tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012
continua la collaborazione con il mondo della TV adv e “Walking on a dream”
diventa la colonna sonora dello Spot Coconuda. Sempre nel 2012 viene pubblicato
133 SUSHICLUB Vol. 3 con la FBI BAND: un album composto da 10 cover riarrangiate
e magicamente interpretate. Escono i singoli dance “Good friend” e “Sun
has come again”; quest’ultimo brano viene scelto come sigla 2012 del
Festival di Torre del Lago Puccini in Toscana. Nel 2013 arriva NEJA VU, una
raccolta di 12 brani di cover ed inediti; l’album viene trasmesso in anteprima
su Radio Monte Carlo e durante alcune serate del dj Marco Fullone con cui spesso
Neja collabora. Durante la sua pluridecennale carriera l’artista ha raggiunto
risultati straordinari: oltre 4 milioni di copie vendute in tutto il mondo, 8
album di successo, 20 singoli al top delle classifiche mondiali e 17 tour
internazionali (India, Giappone, USA, Grecia, Inghilterra, Francia, Spagna,
Svizzera, Turchia, Italia). Vanta
collaborazioni con realtà prestigiose quali: Rolex, Chrysler, Yachting Club
Montecarlo, Radio Montecarlo, Skyy Vodka, Mostra del Cinema di Venezia,
Maserati, Jimmy Choo, Mercedes. Neja consacrata ormai come Regina della Notte
dalla critica musicale si concentra per il 2015 su sue nuove produzioni e
straordinari progetti Dance e Acoustic, in collaborazione con dj e musicisti di
calibro internazionale, per continuare a sorprendere con la sua unica ed
eclettica personalità.
Intervista
Neja è un nome d’arte vero?
Neja significa Agnese, il mio vero nome in
sloveno. Me lo disse una ragazza quando avevo il mio primo gruppo musicale, a 15
anni.
Da ragazzina cosa sognavi di fare da
grande?
Volevo fare la cantante, ma sapevo che
sarebbe stata una vita un po’ strana, sempre sul filo di lana. Quindi non ho
fatto mai nulla affinché questo diventasse un lavoro, però evidentemente era
proprio nel mio destino, quindi è stato il lavoro che è arrivato a me. Se non
avessi fatto la cantante avrei fatto l’insegnante di inglese, perché sono
laureata in lingue.
Hai artisti in famiglia che ti hanno
trasmesso la passione per la musica?
Mia nonna paterna che ha 84 anni, ha cantato
fino ad un anno fa in un coro polifonico qua, vicino a Torino e mio padre
suonava la chitarra, quindi sono cresciuta circondata dalla musica. Però loro
non ne hanno fatto un lavoro, ma era solo una passione che poi mi hanno
trasmesso.
Con quali miti della musica sei cresciuta?
Quando ero adolescente amavo follemente i
Duran Duran. Ero una di quelle fan sfegatate che piangevano di fronte ai loro
poster. Poi sono passata a Madonna e crescendo ho apprezzato, come apprezzo
tuttora, Sting, Stewie Wonder, Noa e artisti un po’ più impegnati.
Tu sei anche autrice delle tue canzoni.
Quale metodo usi per scriverle?
Mi faccio ispirare un po’ anche dalla
musica, dalle sensazioni che mi da la musica e da lì parto per esprimere
fondamentalmente la mia vita o la vita di qualcuno che conosco. Quindi sono
canzoni molto autobiografiche o comunque biografiche e cerco sempre di dare un
senso profondo a quello che scrivo, nonostante siano spesso canzoni dance,
quindi molto leggere.
L’ambiente che ti circonda influenza
molto il tuo estro artistico?
Più o meno si, anche perché cerco di
circondarmi di arte e di bellezza. In questo momento sono al museo del cinema di
Torino, per farti capire, quindi appena posso cerco di immergermi in qualcosa
che fa vedere il lato bello dell’essere umano, il lato creativo e questo
sicuramente mi aiuta a sviluppare e a mantenere vivo il mio estro artistico.
Dopo una esibizione temi più il giudizio
del pubblico o della critica?
Temo più il mio di giudizio, perché sono
molto autocritica e quindi di solito guardo sempre le cose che non vanno più di
quelle che vanno bene. Però il giudizio del pubblico è quello che mi interessa
di più perché è quello più spontaneo e sincero. La critica magari si basa su
altri tipi di dinamiche. Quindi mi interessa di più quello del pubblico anche
perché è quello che mi segue.
La musica deve solo emozionare o anche
infiammare?
Tutte e due le cose, poi dipende dal genere,
dipende dal momento, però deve sia emozionare che infiammare. Non deve
lasciarti inerme, indifferente, deve comunque scuotere e trasmettere qualcosa.
Come vedi il mondo dei talent musicali?
Purtroppo credo che in questo momento sia
l’unico mezzo veloce per poter arrivare al grande pubblico. Però purtroppo è
anche quello che fa diventare come un fast food, quindi la musica veloce, che
viene consumata nell’arco di un talent. Per un’artista che vuole dare dei
contenuti profondi credo sia il mezzo, ma non deve essere il fine.
Quali sono le tue ambizioni?
Continuare a fare musica, però spostarmi più
sulla musica dal vivo, quindi con i musicisti e possibilmente nei teatri. Mi
sento pronta, sono cresciuta artisticamente e mi sento matura per poter passare
dalla discoteca ai teatri.